Calendario romano: Mc 13,24-32
di Dante Balbo
Ad un incrocio ho incontrato un uomo, 88 anni, che mi ha chiesto se volevo una mano per attraversare la strada. Abbiamo scambiato due parole, nelle quali brillava la sua gioia di vivere. Forse quest'uomo è stato provato dalla vita, eppure alla sua veneranda età è ancora capace di sorridere, di ricordare con gratitudine il suo volontariato, di essere ancora disponibile all’aiuto. Una persona così non può aver seminato tristezza, delusione, amarezza, paura. Siamo alla fine dell'anno liturgico e come sempre si respira un'aria di giudizio, con segni impressionanti, sentenze definitive, tempi minacciosi di disfacimento cosmico. Forse ci siamo abituati; ogni anno questo periodo sembra indicarci che prima o poi una conclusione ci sarà, perché il tempo non è circolare, ma si muove nella direzione del compimento della salvezza offerta ad ogni uomo. Tuttavia sarebbe ingannevole interpretare i segni di questo tempo preciso come il preludio della Fine. Il Signore nel Vangelo è chiaro: «Quanto al giorno e all’ora nessuno lo sa, nemmeno il Figlio, ma solo il Padre». La Chiesa nella sua saggezza tiene vivo questo tempo, perché non ci stanchiamo, soprattutto non ci lasciamo spaventare dal senso di catastrofe che ogni generazione ha sperimentato. I figli splenderanno come astri nella tenebra, dice il libro di Daniele della Ia lettura. La speranza è il nostro segno distintivo, fondata sulla fiducia nella salvezza, la certezza che la storia si muove verso l'unità profonda con il Dio che ci ha amati. Questo possiamo seminare nella nostra vita, questo possiamo diffondere come polline leggero a fecondare il mondo. È un antidoto contro la paura, la tristezza, il male di vivere. Al momento della mietitura, domani o fra mille anni, faremo festa, soprattutto perché avremo portato con noi più gente possibile, strappandola all'inferno. Mi piacerebbe avere ad 88 anni il cuore gioioso di quel generoso anziano. Sono sicuro che alla festa ci sarà anche lui!
*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube
Calendario ambrosiano: Lc 21,5-28
di don Giuseppe Grampa
Il linguaggio di questa prima pagina del cammino d’Avvento, può spaventarci. Eppure non possiamo sbarazzarci, magari con un gesto di sufficienza, di questa verità certamente ardua ma decisiva. Dobbiamo invece lasciarci istruire dall’appello a vivere la precarietà del tempo, la costitutiva fragilità di tutte le cose. Questa pagina ci viene proposta all’inizio del cammino di Avvento: all’orizzonte appare sì la fine ma ha il volto di Colui che è il fine, il termine, il senso del nostro precario esistere. Andiamo verso Colui che ha voluto condividere la nostra fragile condizione umana perché nulla e nessuno vada perduto.La fosca pagina segnata da eventi catastrofici si conclude infatti nel segno del Signore Gesù, il Figlio dell’uomo che viene sulle nubi del cielo con grande potere e gloria, viene come liberatore. È proprio di Luca l’imperativo ad alzarsi, levare il capo perché la nostra liberazione è vicina. E sempre Luca raccontando l’inizio del ministero di Gesù nella Sinagoga di Nazareth, mette sulle labbra di Gesù le parole del profeta Isaia: il Messia sarà colui che restituirà libertà ai prigionieri. Ed ora, al compiersi della storia, ecco il Liberatore. Il tempo che iniziamo oggi a vivere – tempo di Avvento, appunto – dice di una venuta, di un incontro. In verità noi non andiamo verso una catastrofe cosmica che lasci solo un cumulo di macerie; noi andiamo verso Colui che è il compimento di ogni nostra speranza. Incominciamo a vivere una attesa, attesa di un avvento, attesa di Qualcuno che ci viene incontro. Tutti noi conosciamo l’emozione che ci prende quando ci apprestiamo a vivere un incontro. Ci sembra che il tempo non passi mai, tanto è grande il desiderio dell’incontro. Sarebbe bello che queste settimane di Avvento, tempo dell’attesa, fossero cariche di questo intenso desiderio. Possiamo incominciare a contare i giorni che mancano fino al Natale, giorno dopo giorno, liberi dalla paura e carichi di speranza. Buon cammino di Avvento!
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)
Oggi, mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, padre Francesco Patton ofm, sarà in Ticino per un incontro dal titolo "Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)". Modera Andrea Fazioli