Calendario romano: Lc 5,1-11
di Dante Balbo*
Quando sono stato ordinato diacono, a un certo punto della celebrazione mi sono prostrato fino a terra, in un momento di silenzio, insieme ai miei compagni di cammino. Le sensazioni di fragilità e nello stesso tempo di una presenza imponente, immensa, che mi sovrastava, erano uni te in un attimo bello e tremendo, ineffabile e grato. Questo deve aver provato il profeta Isaia, quando entrò nel tempio. Riconobbe la Gloria di Dio, descritta con immagini spaventose: un trono, un manto immenso, esseri fiammeggianti, voci possenti, canto che squassa le fondamenta del luogo sacro, una chiamata perentoria. Que sto devono aver provato Pietro e i suoi compagni, quando acconsentendo ad un'indicazione apparentemente assurda, avevano tirato su le reti che quasi si rompevano, tanto erano zep pe. Non lo sapremmo se l'episodio non fosse stato tramandata di bocca in bocca, fino a diventare parola scritta nei Vangeli. La meraviglia, lo stupore, la gioia pervadono la lettera di Paolo ai Corinzi che nella V domenica del Tempo Ordinario ricorda che il Vangelo della speranza non ha cessato di camminare, è diventato orientamento e meta delle comunità nate dalla sua predicazione appassionata. Noi siamo i figli dei figli di questa spe ranza e abbiamo bisogno della Paro la per ricordare l'esperienza che ha cambiato la nostra vita. Spesso par liamo di Croce, Morte, Risurrezione, come un patrimonio culturale, tanto che possiamo definirci «naturaliter cristiani», ma di naturale non c’è pro prio niente. Allora è necessario ritor nare alle esperienze belle e terribili di Isaia, allo stupore di Pietro che si get tò ai piedi del Maestro per confessa re la sua condizione di peccatore, per ricordare che Dio ha fatto irruzione nella storia, nella veste di un uomo, ma nella potenza di un Padre misericordioso che nell'umiltà manifesta la sua tremenda e magnifica gloria. Per questo, dopo quel giorno che mi ha segnato di gloria, non posso fare altro che annunciare la speranza che sola può salvare.
*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino
Calendario ambrosiano: Mt 8, 5-13
di mons. Giuseppe Grampa
Cuore della pagina evangelica di questa domenica sono le parole rivolte a Gesù dal centurione romano: «Dì soltanto una parola e il mio ser vo sarà guarito». Quest’uomo ha fede non solo nella persona di Gesù al quale si è rivolto ma in particolare nella sua Parola. E proprio nelle pagine del Primo Testamento insistente è la certezza sulla forza della Paro la di Dio. A cominciare dalla prima pagina dove proprio la Parola di Dio chiama all’essere tutte le cose: «Dio disse: Sia la luce. E la luce fu» (Gn 1,3ss.). E Isaia: «Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (55,10ss.). E nella Lettera agli Ebrei: «La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di di visione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (4,12ss.). Questo insegnamento non era conosciuto dal Centurione ma egli aveva esperienza quotidiana della forza della sua parola di Ufficiale che dava ordini ai suoi soldati. Anche la sua era parola efficace che otteneva quanto diceva. L’evangelo di questa domenica ci aiuta così a riscoprire il valore della Parola e quindi della prima parte della nostra celebrazione. Ogni volta che nell’assemblea del popolo di Dio si apre il libro delle Scritture è Cristo stesso che ci parla. Poi spezzerà per noi il pane ma fin da questo primo momento noi lo ascoltiamo, lo in contriamo, possiamo già sperimentarne la Presenza. Dopo la lettura della pagina evangelica il libro viene innalzato e poi baciato. Mi piacerebbe che tutti noi potessimo compiere questo gesto, lo faccio io per tutti e, vi confesso, ogni volta mi emoziona perché l’amore per la Parola è amore per Cristo e l’ignoranza della Parola è ignoranza di Cristo.
Saranno ospiti della FTL e dell'Associazione Sostenitori della Facoltà di Teologia (ASFTL) i cardinali Ouellet e Rouco Varela, protagonisti di una tavola rotonda, alle 18, che vuole ricordare i 30 anni della fondazione della facoltà voluta da mons. Corecco, primo nucleo universitario della Svizzera italiana.
Domenica, 9 marzo, all'OTAF di Sorengo, la Diocesi di Lugano ha celebrato il Giubileo delle persone con disabilità. Un’iniziativa sostenuta dal Vescovo Alain, che ha presieduto la Santa Messa, con un pranzo conviviale e un momento di testimonianze di coraggio e rinascita.
Uno strumento culturale e catechetico che sorpassa i tempi. È stata organizzata dall’Ufficio Insegnamento Religioso Scolastico in collaborazione con l’associazione Eres dal 7 al 9 marzo.