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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (16 maggio 2025)
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  • Il prof. Adriano Fabris, direttore dell'Istituto ReTe COMMENTO

    Fabris: "Papa Francesco è stato un forte promotore del dialogo e della fratellanza tra le religioni"

    di Adriano Fabris*

    Uno dei temi forti del pontificato di Papa Francesco è stato il dialogo interreligioso. Si è trattato, come sempre in questo Papa, di un impegno pratico, concreto. Papa Francesco ha inteso sia pensare alle condizioni di fondo per cui un dialogo è possibile, sia dare una testimonianza di come praticarlo effettivamente.

    Il compito della fratellanza

    Non solo ogni cristiano, ma ogni essere umano è chiamato a fare la scelta del dialogo. Il motivo è il legame di fratellanza che ci unisce tutti, credenti e non credenti. Ma per i credenti l’impegno è esplicito. Ad esempio, nella Dichiarazione di Abu Dhabi firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, viene detto che Dio ha chiamato tutti gli esseri umani «a convivere come fratelli fra di loro». Ecco ciò che spinge all’apertura invece che allo scontro, alla costruzione della pace, invece che al conflitto.

    La «Fratelli tutti»

    Non a caso il testo in cui il Papa parla di dialogo interreligioso nella maniera più profonda è il capitolo ottavo – intitolato appunto «Le religioni al servizio della fraternità nel mondo» – dell’enciclica «Fratelli tutti». In esso viene detto che le religioni sono chiamate a offrire «un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società», in quanto partono «dal riconoscimento del valore di ogni persona umana». Perciò la loro presenza è essenziale al fine di promuovere «la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio».

    Ciò implica una sorta di obbligo, non solo per i cristiani, ma per tutti coloro che vivono un’esperienza religiosa. È l’obbligo a praticare l’amore universale, a metterlo in pratica. Da questo punto di vista le religioni sono chiamate a essere alleate fra loro e a rigettare quell’indifferenza nei confronti degli altri che caratterizza la nostra epoca.

    Viaggi e fatti concreti

    Ma in che modo si realizza propriamente il dialogo interreligioso? Si compie nei rapporti fra le persone e in un fare comune, piuttosto che mediante astratti confronti teorici. Di questi rapporti e di questo fare Papa Francesco è stato attivo testimone, ad esempio con i suoi viaggi.

    Ne cito due, che coinvolgono l’Islam. Al primo ho già accennato. Si tratta del viaggio apostolico negli Emirati Arabi Uniti che ha condotto, il 4 febbraio 2019, alla firma del Documento di Abu Dhabi «Sulla fratellanza umana e per la convivenza e la pace comune».

    Il secondo viaggio ha portato il Santo Padre in Barhain, dal 3 al 6 novembre 2022, dove ha preso la parola al «Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence» con un discorso di alto profilo.

    Un’indicazione per il futuro

    Entrambi i viaggi sono emblematici. Non solo perché sono esempi del fatto che le religioni sono in grado di portare «alla riconciliazione e alla fratellanza tra tutti i credenti, anzi tra i credenti e i non credenti, e tra tutte le persone di buona volontà». Lo sono anche perché sono segni di un cammino: del fatto cioè che il dialogo è un cammino, qualcosa che si cerca di attuare sempre e di nuovo, non già un risultato acquisito una volta per tutte. Sta a noi, adesso, continuare questo cammino. È uno dei lasciti di Papa Francesco.

    *Direttore dell’Istituto ReTe, Facoltà di Teologia, Lugano

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