Calendario Romano Mc 7,1-8.14-15.21-23
di Dante Balbo*
Ci sono persone che mi incontrano e mi chiedono: «Ti ricordi di me?», ma io, per quanto mi sforzi, non riesco a collocarle da nessuna parte. C'era un mio amico, che adesso vive nella luce del Padre, con il quale ci si sentiva magari ogni cinque anni, eppure era come se ci fossimo incontrati il giorno prima. Insieme rievocavamo ricordi di quando eravamo adolescenti, ridendo come allora. L'amore si nutre di memoria, soprattutto quando non è sterile nostalgia, ma promessa per un domani ancora migliore. In questo il popolo ebraico è maestro, si potrebbe dire che è fondato su un atto di memoria viva, che si rinnova ogni mattina, quando un israelita prega lo Shemà Israel, il ricordo del primo comando di Dio: «Ascolta Israele». Non è una memoria astratta, nemmeno un falso ricordo, come quelli che inventiamo per adattare la realtà a quella che ci siamo costruiti, ma l'esperienza viva di un Dio che ha preso un popolo dall'Egitto, lo ha condotto attraverso il Mar Rosso, lo ha educato nel deserto, gli ha dato una legge che è divenuta struttura portante della cultura occidentale, specie dopo la venuta di Gesù Cristo. Aver riconosciuto l'opera di Dio nella propria storia, rende il popolo ebraico saggio e consapevole, a giudizio dello stesso Signore che lo ha liberato. Così narra la prima lettura della XXII domenica del Tempo ordinario, il libro del Deuteronomio, il magnifico testo che approfondisce proprio questo rapporto fra amore e memoria. Se infatti quando io avevo bisogno tu c'eri e quando tu avevi bisogno io ti ero accanto, posso ricordarlo, soprattutto per essere certo che quando accadrà di nuovo, ci saremo l'uno per l'altro. Questo è lo spazio della memoria nell'amore, per un popolo e il suo Dio, per ognuno di noi e chiunque abbia segnato di meraviglia la nostra vita. Ci sono momenti in cui Dio ci ha toccato: basta ricordarli e l'amore sboccia anche se sembra una brace quasi spenta. Sarà speranza rinnovata, fiducia ricomposta, gioia senza fine.
*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino
Calendario ambrosiano Gv 3,25-36
di don Giuseppe Grampa
Dedichiamo la nostra meditazione sulla pagina evangelica di questa domenica ad una sola parola, al titolo che Giovanni Battista si attribuisce, quello di «Amico dello Sposo»: lo Sposo, naturalmente, è Gesù. Davvero con queste parole Giovanni descrive lo stile del discepolo che non pretende per sé il primo posto. E deve esser questo il nostro stile, questo lo stile della Chiesa, comunità di discepoli: diminuire affinché Lui, il Signore, cresca. Se invece di molte, troppe nostre parole che pretendono di far conoscere Gesù, lasciassimo spazio alle sue parole; se anche noi come S. Francesco ci proponessimo di lasciar risuonare l'Evangelo sine glossa, allora la Parola toccherebbe i nostri cuori. Avverrebbe come nei villaggi lungo il lago di Galilea quando per la prima volta risuonò l'Evangelo e le folle accorrevan. Invece oggi abbiamo rovesciato il programma di Giovanni: noi, con i nostri discorsi aumentiamo a dismisura, mentre l'Evangelo di Gesù diminuisce. Torniamo a credere alla sua forza, alla sua efficacia: piccolo seme capace di dar vita ad un grande albero, pugno di lievito capace di fermentare tutta la pasta!
Ma il titolo «Amico dello Sposo» custodisce anche una suggestiva descrizione della fisionomia di Gesù: è «lo Sposo». Nella scrittura Sacra questo titolo non è nuovo: quante volte i profeti lo hanno attribuito, con parole di struggente bellezza, a Dio, sposo del suo popolo. Il vincolo tra Dio e il suo popolo non ha nulla di autoritario, dispotico, vendicativo, bensì la tenerezza del legame d'amore tra lo sposo e la sposa. Che volto avrà mai questo Dio che si compiace di farsi conoscere attraverso quella che è forse l'esperienza più intensa della vita di un uomo e una donna: l'esperienza dell'amore coniugale?
Quando diciamo che l'amore coniugale è sacramento riconosciamo che là dove un uomo e una donna tentano di vivere la bellezza e la fatica di questo legame, lì si rivela il vero volto di Dio.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)
Oggi, mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, padre Francesco Patton ofm, sarà in Ticino per un incontro dal titolo "Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)". Modera Andrea Fazioli