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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (7 giugno 2025)
CATT
  • Il Papa in Bahrein. (Foto Vatican News)

    Il Papa e l'Imam di Al Azhar hanno portato il dialogo all'interno dello stesso mondo arabo?

    In un momento storico stracolmo di giganteschi fatti di cronaca, l’enormità culturale di quanto accaduto in Bahrein durante il recente viaggio di papa Francesco è sfumato nel racconto globale. Ma forse si può dire che il che il 4 novembre a Manama lo spirito del pluralismo ha fatto un passo importante nel mondo islamico.

    Per chi aveva conosciuto le guerre, gli scismi e scomuniche, tra cattolici e ortodossi e poi tra cattolici e protestanti, l’ecumenismo, cioè la ricerca dell’unità dei cristiani nel rispetto e nella valorizzazione delle loro diversità, non nell’ omologazione o annessione, è stato un cambiamento profondo, accompagnato dal dialogo con le altre religioni, riconosciute come portatrici di semi verità. Il dialogo con le altre religioni, offerto da 50anni dalla Chiesa cattolica, si è dunque radicato da tempo anche con l’islam e nel migliore pensiero dei diversi modi di interpretare islam. Ma il dialogo intra islamico no, non si era mai formalmente interrotto, ma era inconsistente da secoli.

    La guerra tra sunniti e sciiti

    Poi dagli anni Ottanta, quella che è in corso in Medio Oriente tra arabi e iraniani e loro alleati, è esplosa come una guerra presentata o giustificata come guerra tra sunniti e sciiti, tra le due grandi ali dell’Islam con non riescono proprio a volare insieme, ma contro. Proprio il Bahrein ne è stato l’esempio paradigmatico. Questo regno costituito da un’arcipelago di isole nel cuore del Golfo Persico, è costituito da una vasta maggioranza sciita, una minoranza sunnita, altre presenza di tante religioni e una famiglia reale sunnita alleata da sempre dei sauditi.

    Quando nel 2011 i giovani di ogni confessione riempirono l’enorme piazza del monumento alla perla per chiedere insieme libertà e democrazia, dopo un breve tentativo di dialogo, le autorità scelsero la repressione, entrarono mille soldati sauditi e repressione fu. Ma spiegata dicendo che gli sciiti avevano tentato di rovesciare una corona sunnita. Se qualche malintenzionato c’è stato io non lo so, ma sarà stato tale perché filo iraniano, non perché sciita. I giovani sciiti in quei giorni erano insieme ai loro giovani connazionali sunniti. Ora in Bahrein ci sono molti prigionieri politici, frequentemente sciiti, esempio concreto di un muro politico che si copre con i dissidi di fede, con i quali la repressione giustifica anche l’usatissima pena di morte.

    La presa di posizione dell'imam di al Azhar a favore del dialogo intraislamico

    E così al forum per il dialogo tra Oriente e Occidente, mentre tornano a soffiare i venti di guerra tra Iran e Arabia Saudita, l’imam di al Azhar e presidente del Consiglio degli anziani dell’Islam, l’uomo con cui Francesco ha firmato nel 2019 il Documento sulla fratellanza, ha deciso di dire esplicitamente che tra sunniti e sciiti deve cessare questo clima di odio e scomuniche, di rifiuti e persecuzioni, di guerra e di negazione: “Rivolgo il mio appello ai miei fratelli, i giuristi musulmani di tutto il mondo, indipendentemente dalle loro sette e scuole, a tenere un dialogo islamico-islamico serio, un dialogo a favore dell’unità, del riavvicinamento, un dialogo per la fratellanza religiosa e umana, in cui si respingono le cause della divisione, della sedizione e del conflitto settario e che si concentra sui punti di accordo e di incontro”.

    È questa la vera alternativa ai terroristi che, va aggiunto per chiarezza, siano dell’una o dell’altra parte islamica, si presentano sempre con attentati ai luoghi di culto dell’altro, sunnita o sciita. Le parole di Ahmad al Tayyeb, ormai un amico spirituale di Francesco, sono state accompagnate da quattro affermazioni importantissime del Papa, pronunciate sempre in Bahrein: il no alla pena di morte nel discorso nel palazzo reale, davanti al re, appena arrivato. Poi l’affermazione, sulle sponde del Golfo degli enormi capitali e flussi di denari leciti e illeciti, che per essere per la pace non basta dire "no" al terrorismo ma occorre anche impegnarsi per fermare i flussi di denaro che alimentano il terrorismo. Quindi la citazione davanti al Consiglio islamico degli Anziani (inteso nel senso di saggi) del fondatore dello sciismo, Ali. Nel consiglio siede ovviamente anche uno sciita, il libanese Ali al Amin, ma l’indirizzo di tutto il consiglio è chiaramente sunnita e la scelta del papa ha dato sostegno e robustezza al grande passo compiuto da al-Tayyeb,


    In definitiva a Manama, in Bahrein, al Tayyeb e Bergoglio, insieme, hanno dimostrato che le voci che volevano possibile un incontro a tre tra loro e il grande ayatollah al Sistani, sono forse vere. Un incontro caduto nel vuoto in Bahrein per via dell'attuale situazione in Iran. Tuttavia la portata storica c'è tutta. Per capirlo bene serve forse rileggere cosa ha detto ai dotti dell’Islam il prefetto del dicastero vaticano per il dialogo, cardinale Ayuso: “L’interconnessione e l’Interdipendenza degli esseri umani degli esseri umani e della natura invitano ognuno ad andare oltre le differenze di classe, credo, razza o cultura, a collaborare per proteggere la salute della casa della famiglia umana, ora e per le generazioni future, La religione ci può aiutare a fare un primo passo verso il cambiamento collettivo.” Come diceva il grande mistico musulmano Jalal al Din Rumi, i sentieri sono diversi, ma la vetta è una.

    (fonte: Riccardo Cristiano formiche.net/testo rielaborato dalla redazione di catt)

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