di Dennis Pellegrini
«La felicità è vivere per gli altri». È attorno a questa affermazione semplice e radicale che si è raccolta la veglia di Avvento organizzata dalla Pastorale giovanile della Diocesi di Lugano, svoltasi sabato 13 dicembre nella chiesetta di San Rocco. Una serata intensa, partecipata, che ha visto la presenza di don Angelo Treccani, missionario ticinese da oltre quarant’anni in Venezuela e rimasto in Ticino a causa dell’impossibilità di rientrare nel paese sudamericano data la chiusura dei confini, e dell’amministratore apostolico mons. Alain de Raemy.
Dopo un canto introduttivo, la veglia si è aperta con le parole di Papa Leone XIV sulla pace «disarmata e disarmante», richiamo forte e attuale che ha fatto da sfondo all’intero incontro. È stato poi don Angelo a prendere la parola, offrendo una testimonianza profonda e concreta, maturata in una vita spesa accanto agli ultimi. Parlare di pace, ha ricordato, non è facile, perché la pace nasce prima di tutto dentro di noi. Essere costruttori di pace significa scegliere una vita autentica, non lasciarsi manipolare, non vivere per accumulare potere o denaro. «La felicità – ha ribadito – è vivere per gli altri. È donare la propria vita, come ha fatto Gesù». Solo così la pace diventa reale, interiore, capace di trasformare le relazioni.
Nel silenzio che ha seguito le sue parole, i partecipanti sono stati invitati a interrogarsi su come diventare, nel quotidiano, operatori di pace. Su piccoli foglietti ognuno ha potuto scrivere un impegno personale per riuscire a costruire un mondo in cui la pace possa regnare, poi affidato al Signore durante il momento di adorazione eucaristica. Un tempo raccolto, essenziale, in cui il silenzio ha parlato più di molte parole.
Dopo la proclamazione della Parola di Dio, mons. de Raemy ha offerto una meditazione a partire dal profeta Isaia: «Non agiranno più iniquamente, […] perché la conoscenza del Signore riempirà la terra». Conoscere Dio in Gesù, ha spiegato, significa imparare a guardare l’altro con occhi nuovi, riconoscendo in ogni persona una manifestazione del suo amore. Non è una teoria, ma una responsabilità concreta, che passa dal servizio e dall’umiltà, sull’esempio di Cristo che lava i piedi ai discepoli.
Prima della benedizione finale è stato annunciato l’inizio ufficiale del cammino diocesano verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Seul 2027, affidata alla preghiera dei presenti. La serata si è conclusa in un clima di fraternità con un momento conviviale all’Oratorio di Lugano, tra panettone e tè caldo: un semplice “terzo tempo” che ha prolungato, nella gioia condivisa, quella pace nata dal vivere per gli altri.