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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 giugno 2025)
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  • Mariano Delgado

    Mariano Delgado: "Le cose non possono restare come sono"

    L'idea di una “Chiesa di sempre”, perfettamente immutabile nei suoi dogmi e nella sua disciplina, non ha alcun senso per uno storico della Chiesa come il professor Mariano Delgado. La storia della missione cristiana nel mondo evolve molto a seconda delle epoche e delle culture. Nella sua lezione di addio, dopo 28 anni di insegnamento all'Università di Friburgo, il professor Delgado è tornato al suo tema preferito: la storia della missione. Per dimostrarne sia la ricchezza e la diversità, sia le zone d'ombra quando si è basata su una teologia errata e su pratiche devianti.

    «Uno dei dipinti dell'altare della chiesa della mia infanzia, in Spagna, raffigura il sogno dell'apostolo Pietro prima della sua visita al centurione Cornelio a Giaffa, raccontato negli Atti degli Apostoli (10,34)», osserva Mariano Delgado. Pietro ne trae la seguente conclusione: «In verità, lo capisco, Dio è imparziale: accoglie, indipendentemente dalla nazione chi lo teme, le cui opere sono giuste». Ciò significa che l'annuncio della parola di Dio a tutti è una novità del cristianesimo rispetto alle religioni antiche. Questa missione per «capillarità» vissuta nella testimonianza, a volte fino al martirio, è uno degli elementi del suo successo.

    La crudele esclusione

    Ma essa contiene già anche un primo rischio di hybris, di smisuratezza: quello dell'esclusione. Il «processo di divergenza» tra la sinagoga e la Chiesa segnerà l'intera storia, fino ai giorni nostri. Sfocerà nella famosa massima “fuori dalla Chiesa non c'è salvezza”, ispirata tra l'altro alle parole del Vangelo di Marco (16,16): “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato. Chi rifiuterà di credere sarà condannato”. Da ciò deriverà un eccessivo zelo missionario che porterà al battesimo forzato dei pagani per evitare loro la dannazione.

    «I missionari sono responsabili della dannazione dei pagani che non sono riusciti a convertire?».

    Per gli stessi missionari si arriva a un conflitto di coscienza: sono responsabili della dannazione dei pagani che non sono riusciti a convertire? Per il professor Delgado questa visione appartiene senza dubbio alle pagine più crudeli della storia della missione.

    Certo, il Concilio Vaticano II, nella Lumen gentium (16) e nella Gaudium et spes (22), parla della salvezza in modo più inclusivo, senza una fede esplicita in Cristo né l'obbligo del battesimo, riconosce Mariano Delgado, ma la questione della Chiesa come unica fonte di salvezza rimane e il suo chiarimento è vitale per la teologia. Oltre all'invito alla fede in Cristo e alla partecipazione alla vita della Chiesa, quale può essere il valore aggiunto della missione?

    Riprendendo un'idea del gesuita Christoph Theobald, il professor Delgado difende una visione più “mistica” della missione. Gesù non ci porta solo il volto di Dio, come i profeti della Bibbia o del Corano, ma ci dà accesso all'intimità di Dio perché lui stesso l'ha abitata. O come dice la seconda lettera di Pietro (1,4): «In questo modo ci sono concessi i doni promessi, così preziosi e grandi, affinché, attraverso di essi, diventiate partecipi della natura divina».

    «Nel XIII secolo, con la creazione degli ordini mendicanti, la missione si “professionalizza”».

    Il diritto della missione

    La seconda esagerazione, rilevata dal professore, riguarda il «diritto della missione». Nel primo millennio, la missione si svolgeva attraverso la capillarità quotidiana, il passaggio di missionari itineranti o il principio germanico secondo cui quando il principe si battezzava, il suo popolo lo seguiva. Nel XIII secolo, con la creazione degli ordini mendicanti, la missione si “professionalizza”. Supera i confini verso i paesi dell'Islam, i Mongoli o la Cina. Sulla scia di questo slancio missionario, papa Innocenzo IV stabilisce nel 1243 il “diritto della missione”. I cristiani hanno il diritto e il dovere di predicare il Vangelo in tutto il mondo e i principi pagani non possono impedirglielo. Se lo fanno, i principi cristiani hanno il diritto di condurre una guerra di intervento legittima per proteggere i missionari. Questo diritto della “vera religione” a una diffusione universale, con l'esclusione delle altre, avrebbe ovviamente svolto un ruolo decisivo nell'evangelizzazione del nuovo mondo. Più tardi, nel grande secolo missionario, dal 1800 alla prima guerra mondiale, la politica delle cannoniere avrebbe favorito sia l'evangelizzazione che l'espansione culturale europea.

    La tardiva conversione della Chiesa alla libertà religiosa

    Di fronte alla pretesa universalistica della religione cristiana, le rivoluzioni americana e francese stabiliranno un diritto esplicito alla libertà di religione, che rappresenta un modo per uscire dall'impasse in cui avevano portato le guerre di religione europee dei secoli precedenti.

    «La storia del mondo può anche essere una maestra per la Chiesa».

    Nel 1948, la Dichiarazione universale dei diritti umani lo confermerà, ma bisognerà attendere il Concilio Vaticano II perché la Chiesa vi aderisca. Giovanni Paolo II arriverà addirittura ad affermare che la libertà religiosa è il fondamento e la garanzia dei diritti umani e un pilastro della civiltà contemporanea. Ciò che per Mariano Delgado dimostra che la storia del mondo può essere anche un insegnamento per la Chiesa.

    L'autocompiacimento

    L'autocompiacimento costituisce per il professore la terza hybris della missione. Già intorno all'anno 400 Agostino risponde in modo piuttosto sentenzioso a coloro che chiedono prove della pertinenza del cristianesimo: «Chiunque chieda ancora miracoli per credere è egli stesso un grande miracolo per non credere a ciò che tutta la terra crede».

    Il suo discepolo Orosio descrive intorno al 420 i vantaggi dell'impero romano diventato cristiano. «Là dove arrivo come romano e come cristiano trovo un rifugio, una patria, una legge, una religione». Le invasioni barbariche e poi l'emergere dell'Islam metteranno ovviamente un freno piuttosto brutale a questa pretesa di autocompiacimento della Chiesa.

    Ma la tentazione riprende con rinnovato vigore con la colonizzazione del Nuovo Mondo. Dopo la Riforma, l'epoca barocca vede nascere il tema del «trionfo della Chiesa». Ci vorrà ancora una volta un cataclisma, quello della prima guerra mondiale, per porre fine a questa marcia trionfale. Ci si lacera a vicenda, con infuocati sermoni di guerra, sia tra i cattolici che tra i protestanti delle nazioni nemiche.

    In questo senso, per Mariano Delgado, la scomparsa dell'ambiente cattolico e la crisi attuale, lungi dall'essere effetti del Concilio Vaticano II, derivano piuttosto da una profonda correzione di fronte a una crisi di identità e a una perdita di rilevanza del cattolicesimo nel mondo moderno. Anche se il popolo post-cristiano, come il cane di Pavlov, si rallegra sempre dell'elezione di un nuovo papa!

    La deriva del clericalismo

    L'hybris della Chiesa trionfante va di pari passo con il clericalismo e il “papalismo” che risalgono almeno alla riforma gregoriana dell'XI secolo, che vede l'affermarsi definitivo del primato dell'autorità e della giurisdizione del vescovo di Roma. Alla libertà della Chiesa è stata sostituita la libertà del papa, dei vescovi e dei sacerdoti e il loro potere sul popolo cristiano. Un atteggiamento che culminerà con il dogma dell'infallibilità pontificia promulgato durante il Concilio Vaticano I nel 1870.

    La gioia del Vangelo, dinamica della vita cristiana

    La volontà affermata di papa Francesco di integrare la famiglia umana in una fraternità universale e di salvaguardare la casa comune corregge fortunatamente questa tendenza. Almeno in teoria! «La triplice domanda di Gesù a Pietro “mi ami?” si riferisce all'amore e non alla fede», sottolinea Delgado.

    L'invio missionario rimane comunque valido per la Chiesa e per ogni cristiano, ricorda il professor Delgado. Per questo è necessario ritrovare la gioia del Vangelo cara a Papa Francesco.

    «Pietro, mi ami?»

    Per concludere il suo discorso, Mariano Delgado torna alla chiesa del suo villaggio con la scena in cui Pietro incontra Cristo risorto sulle rive del lago di Tiberiade. La triplice domanda di Gesù a Pietro «mi ami?» si riferisce all'amore e non alla fede. Il Vangelo di Giovanni (14,23) lo dice in un altro modo: «Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola. Il Padre mio lo amerà, verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».

    Questa responsabilità personale per una relazione viva con Cristo riveste oggi un significato centrale. Chi, come Pietro, risponde «sì» a questa domanda non sfuggirà alla sofferenza di fronte alle insufficienze della Chiesa, del mondo e della propria esistenza, ma potrà aspirare a riposare nel Signore, conclude Mariano Delgado. (cath.ch/mp/traduzione e adattamento redazionecatt)

    Maurice Page/traduzione e adattamento redazionecatt

    Mariano Delgado: una vita a Friburgo

    Mariano Delgado è stato per 28 anni professore di Storia della Chiesa presso la Facoltà di Teologia dell'Università di Friburgo. Spagnolo, anche se oggi di nazionalità svizzera, Mariano Delgado è arrivato a Friburgo nel 1997, dopo una formazione in Austria e Germania, come professore associato di storia ecclesiastica medievale e moderna. Professore titolare dal 2005, ha ricoperto anche due volte la carica di decano della Facoltà di teologia di Friburgo.

    Ciò dimostra quanto i suoi 28 anni di insegnamento abbiano lasciato un segno profondo nell'alma mater friburghese. Uomo di intensa attività, oltre all'insegnamento ha al suo attivo più di mille pubblicazioni, l'organizzazione di numerosi convegni e viaggi e la partecipazione a varie associazioni accademiche internazionali. (MP/traduzione e adattamento redazionecatt).

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