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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (25 giugno 2025)
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  • Immagine di copertina del libro

    Il sonno maestro per comprendere la morte. Un testo ci spiega la sua importanza

    Trascorriamo addormentati circa un terzo della vita, eppure si scrivono antropologie, filosofie, teologie, pastorali, si modellano cultura e società come se non avessimo mai sonno. Ci descriviamo a partire dal solo stato di veglia riducendo il sonno a una sorta di necessaria stazione di servizio per «fare il pieno» e riprendere velocemente le attività. Nel nostro tempo il dormire si impone all’attenzione quasi sempre come problema, quando si tratta dei disturbi del sonno: così, un terzo della vita o non merita di essere pensato oppure è requisito dal medico. Ma creando l’uomo e la donna, Dio li ha pensati e voluti anche caratterizzati dal dormire. Con questo dettaglio Dio avrà pur voluto comunicarci qualcosa! Muovendo da queste osservazioni il teologo don Giovanni Cesare Pagazzi – ordinario di ecclesiologia familiare al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia – nel coinvolgente volume In pace mi corico (Edizioni San Paolo, 2021), offre una lettura originale del rapporto tra la fede e l’esperienza, ricca di senso, del sonno, di cui è indagato l’insegnamento. «Impossibile parlare adeguatamente di Dio e dell’uomo prescindendo dall’esperienza del sonno. Questo è quanto consegna la Bibbia alla nostra riflessione », scrive Pagazzi, che commenta le molte pagine bibliche dedicate all’esperienzadeldormire.Adesseaffianca le intense parole di uomini e donne che si sono lasciati istruire dalla notte e dal sonno: da Charles Péguy ad Alessandro Manzoni, da Elie Wiesel a santa Teresa di Lisieux, ad autori contemporanei che, acutamente, hanno riconosciuto l’odierna erosione del sonno e della notte da parte del sistema di mercato: la connessione permanente consentita dal web rende ancora più facili la produzione, l’offerta e la domanda 24 ore su 24 e 7 giorni su 7: e questa è una strategia del capitalismo «per inquadrare la vita umana in una durata senza interruzioni, contraddistinta da un principio di operatività incessante che esclude l’inattività della notte».

    In questo volume Pagazzi si interessa ancora una volta di una fra le esperienze ovvie della vita (ricordiamo un altro suo pregevole libro, Fatte a mano. L’affetto di Cristo per le cose), esperienze senza le quali la vita non sarebbe neppure immaginabile, quella stessa vita che Gesù ha condiviso con la creatura umana. Un neonato dorme dalle 14 alle 17 ore al giorno e sino a tre anni dorme circa 14 ore al giorno: il Figlio di Dio si è presentato così al mondo: ha cominciato a salvarci dormendo gran parte del tempo. Divenuto adulto, nella barca sconvolta dalle onde durante una tempesta sul lago (Matteo 8,23-27), ha dormito tranquillo, certo che lo attendeva un risveglio: «La sua fiducia nella mite, irresistibile potenza del Padre» gli ha consentito di abbandonarsi completamente. Qui, la fede che ammutolisce la paura ha assunto la forma del dormire. Proprio il sonno è maestro per comprendere la morte. Gesù – a differenza della quasi totalità dell’Antico Testamento e della cultura antica (e non solo) – non ha spiegato il sonno a partire dalla morte (il sonno è una morte temporanea), ma ha decifrato la morte a partire dal sonno. «La bambina non è morta, ma dorme» (Marco 5,39). Ciò significa: non il sonno è come la morte, ma la morte è come il sonno. «Come dal sonno ci si risveglia, così anche dalla morte. Come sonno e notte non rubano l’identità, le cose, i luoghi, gli affetti, ma li restituiscono nuovi al mattino, così la morte non rapina per sempre, ma sottrae per un tempo, allestendo prontamente la riconsegna». Il Signore risveglierà ogni figlio e tutto verrà restituito.

    di Cristina Uguccioni

    Ospite di Gennaro Ferrara, Don Giovanni Cesare Pagazzi, prete della diocesi di Lodi, teologo e autore del libro “In pace mi corico. Il sonno e la fede” (Edizioni San Paolo)

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