Di Paolo Borgna (Avvenire)
Quando il 15 giugno 1940 l’armata tedesca sfilò trionfatrice sotto l’Arco di Trionfo, il filosofo Bergson, che morirà pochi mesi dopo, esclamò: «Siamo stati fortunati, perché abbiamo potuto vedere con i nostri occhi com’erano fatti gli uomini preistorici».
La frase ci torna in mente in questi giorni quando ogni mattina, dalla lettura dei giornali, riceviamo quelli che Marina Corradi ha chiamato «i pugni in faccia, di quelli che stendono i pugili sul ring»: l’affermazione che la guerra in Ucraina non è iniziata con un’aggressione russa; l’idea che l’Ucraina avrebbe dovuto immediatamente arrendersi perché l’aggressore era più forte; il vice presidente Usa che, arrivando nel continente che 80 anni fa i soldati americani fa contribuirono a salvare da Hitler, rende omaggio alla leader del partito neonazista tedesco; il presidente Usa che pretende in regalo le “Terre rare” come il prezzo di un’estorsione.
Saranno anni difficili per chi ama pace, democrazia e mercato civile – ci mette in guardia Luigino Bruni – perché ci troviamo di fronte a un capitalismo rapace che torna alle sue origini primordiali per cui «tutto ciò che non sia accrescimento di profitti e rendite è solo un vincolo da aggirare o allentare».
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Il Giubileo con il suo originale rimando biblico invita a riflettere sul tema della giustizia sociale. Con l’economista Stefano Zamagni affrontiamo le sfide globali e il pensiero della Chiesa a riguardo.
I due sacerdoti erano stati rapiti in Nigeria lo scorso 22 febbraio alle prime ore dell’alba da uomini armati che avevano assalito la canonica dove i due sacerdoti erano ospitati a Gweda-Mallam, nello Stato di Adamawa, nel Nord-Est della Nigeria.
Mentre il Paese attraversa ore difficili, giungono i primi allarmanti numeri sulle vittime dei conflitti armati in corso.