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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (30 maggio 2025)
CATT
  • Ascensione di Cristo, di Pietro Perugino (Musée des Beaux-Arts, Lione)

    Ascensione, un giorno per stupirsi

    Di cosa ci stupiamo? Se viviamo la vita con tutti i sensi, possiamo meravigliarci di molte cose piccole e grandi: vediamo, sentiamo, percepiamo, gustiamo o annusiamo qualcosa e ci fermiamo per un attimo con riverenza. Il battito del cuore rallenta, il rumore quotidiano si attenua, un sorriso trasognato appare sulle nostre labbra. Poi la vita continua il suo corso, tutto è come sempre. Richard Rohr scrive:

    “Basta uscire e guardare a lungo e con amore una singola foglia finché non si sa, si sa davvero, che questa foglia partecipa all'essere eterno di Dio. Questo è sufficiente per provocare l'estasi” (Rohr, Tanz, p. 189).

    Lo stupore espande il nostro senso per il soprannaturale e aiuta a concentrarsi sull'essenziale. Meravigliandoci ritroviamo noi stessi e allo stesso tempo ci connettiamo con l'ambiente e i nostri simili. Stupiti e commossi, siamo colti da un profondo rispetto e da un’intensa sensazione di felicità. Stupendoci delle meraviglie piccole e grandi nella nostra vita, possiamo trarre nuova forza e speranza per affrontare le sfide.

    Anche i primi discepoli che videro Gesù ascendere al cielo rimasero stupiti e commossi. Nel giorno dell'Ascensione la cristianità celebra un'antica festa della memoria al cui centro vi è un fatto abbastanza incredibile: Gesù sale in cielo come Figlio di Dio unendosi al Padre. Nel Vangelo di Luca e negli Atti degli Apostoli l'Ascensione è narrata come un evento visibile. Cristo scompare alla vista dei suoi discepoli e viene elevato al cielo. Essi rimasero stupiti del miracolo a cui avevano assistito.

    La giornata dell'Ascensione è fissata nel calendario cristiano e cade ogni anno di giovedì, il 40° giorno dopo la Pasqua. Un giorno ordinario diventa così una ricorrenza speciale. Una giornata di riposo nel mezzo della settimana è una rarità per il mondo accelerato di oggi, guidato dall'efficienza, e viene percepita con grande stupore da chi non ne è abituato. La meraviglia dei discepoli irrompe ancora oggi con un giorno festivo nella nostra quotidianità, lo stupore cede il passo all'efficienza, la speranza trova spazio.

    Oggi, purtroppo, ci sorprendiamo spesso di fronte a eventi che suscitano orrore. Non siamo più colti dalla meraviglia, ma dalla paura e dall'ansia. Il mondo non è più sicuro, nemmeno qui. La legge della giungla sembra prevalere in molti luoghi, cresce la mancanza di rispetto per chi la pensa diversamente, le guerre determinano il corso del tempo. Di che cosa possiamo ancora meravigliarci come cristiani?

    Uno sguardo agli Atti degli Apostoli ce lo mostra: Gesù sale al cielo, ma torna e resta con noi: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo” (At 1-11). L'Ascensione unisce il cielo e la terra, Dio e l'uomo, il grande e il piccolo, il soprannaturale e il tangibile.

    Noi cristiani traiamo speranza da questo messaggio. L'Ascensione ci incoraggia non solo a soffermarci a guardare il cielo, ma anche a mostrare sulla terra, nella nostra vita quotidiana, riverenza per il creato e per ogni singola creatura e rispettare la dignità dell'altro, stupendoci delle tante cose belle e meravigliose, per quanto piccole. Ciò è fonte di speranza.

    Charles Morerod, Presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri

    Pastora Rita Famos, Chiesa evangelica riformata in Svizzera

    Vescovo Frank Bangerter, Chiesa cattolica cristiana della Svizzera

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