Un “bivio della vita” si apre davanti a ogni giovane: il rischio più grande è lasciarsi sfuggire il tempo. Ma c’è “un’avventura” che chiama, invitando a gettarsi “senza esitazioni”, a spogliarsi di sé, delle “cose”, delle “idee” che ci tengono prigionieri. Basta alzare lo sguardo verso il cielo, assaporare ogni respiro della propria esistenza e camminare “incontro al Signore, nella festa eterna del Cielo".
Così Papa Leone XIV dipinge le figure di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, canonizzati oggi, 7 settembre, durante la celebrazione eucaristica presieduta dal Pontefice sul sagrato della Basilica di San Pietro. La domenica soleggiata, gli 80mila fedeli festanti, fanno da sfondo alla Messa concelebrata, tra gli altri, dal cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino, città originaria di Frassati, e da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e Foligno, che ha accompagnato fina dalla prima ora il cammino di Acutis verso il riconoscimento ufficiale della santità. Tra i presenti, anche presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
"Oggi è una festa bellissima"
Mancano pochi minuti all’inizio della celebrazione e la piazza già trabocca di volti, canti e attese. Tra la folla sventolano striscioni che custodiscono le parole ardenti dei due giovani laici: "Vivere, non vivacchiare", "Tutti nasciamo come originali". All’improvviso, lo sguardo della piazza si accende: Papa Leone XIV compare sul sagrato e il suo saluto a braccio si leva come un abbraccio universale. "Oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo!". La liturgia, "molto solenne", non spegne – assicura – la gioia che riempie questa giornata.
E volevo salutare, soprattutto, tanti giovani, ragazzi, che sono venuti per questa Santa Messa! È veramente una benedizione del Signore trovarci insieme, voi che siete arrivati da diversi Paesi. È un dono di fede che desideriamo condividere
Il Papa chiede "un po’ di pazienza" a quanti non si trovano nelle prime file della piazza, promettendo loro un saluto in papamobile al termine della celebrazione. Rivolge poi un pensiero particolare ai familiari di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, invitando tutti a custodire nel cuore ciò che loro hanno testimoniato: l’amore per Cristo, "soprattutto nell’Eucaristia ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle".
Tutti voi, tutti noi, siamo chiamati a essere santi. Dio vi benedica! Buona celebrazione! Grazie per essere qui!
"Cosa devo fare perché nulla vada perduto?"
Nell’omelia, il Papa evoca una domanda della Prima Lettura, tratta dal Libro della Sapienza e proclamata da Michele Acutis, fratello di Carlo. Una domanda attribuita “proprio a un giovane”, come i due nuovi santi: il re Salomone.
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Alla morte di Davide, suo padre, Salomone possiede apparentemente tutto: potere, ricchezza, salute, giovinezza, bellezza. Un regno da governare. Ma proprio l’abbondanza gli suscita un interrogativo:
Cosa devo fare perché nulla vada perduto?
La risposta è la richiesta di un dono più grande: la Sapienza di Dio, per conoscere e aderire ai suoi progetti.
Si era reso conto, infatti, che solo così ogni cosa avrebbe trovato il suo posto nel grande disegno del Signore. Sì, perché il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio
Chiamati a "buttarci"
Leone XIV si sofferma poi sul Vangelo, dove viene delineato un altro progetto radicale, “a cui aderire fino in fondo”. Quello indicato da Gesù:
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo
E ancora:
Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo
Una chiamata a “buttarci”. A seguire Cristo senza vacillare, con “l’intelligenza e la forza” – doni dello Spirito – da accogliere spogliandosi delle proprie convinzioni, “per metterci in ascolto della sua Parola”.
"Signore, che vuoi che io faccia?"
Non solo Salomone, ma anche san Francesco d’Assisi si trova davanti allo stesso bivio. Giovane, ricco e "assetato di gloria", sogna di diventare cavaliere. Ma l’incontro con Cristo lo spinge a domandarsi:
Signore, che vuoi che io faccia?
Il resto è una “storia diversa”, quella “meravigliosa” e conosciuta universalmente, di una spogliazione che all’oro e all’argento, oltre che alle stoffe preziose del padre, preferisce “l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli”.
"Una nuova logica"
L’elenco potrebbe proseguire. D’altro canto, nota il Papa, spesso la santità nasce da un “sì” pronunciato in gioventù. “Voglio te”, era la voce che sant’Agostino ascoltava “nel nodo tortuoso e aggrovigliato" della sua vita.
E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto
"Frassati Impresa Trasporti"
In questa cornice, Leone XIV ripercorre le vite di Frassati e Acutis. Del primo sottolinea l’impegno nella scuola, nei gruppi ecclesiali – Azione Cattolica, Conferenze di San Vincenzo, FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) e Terz’Ordine domenicano. La sua fede si esprime nella preghiera, nell’amicizia e nella carità. “Frassati Impresa Trasporti” è il soprannome affettuoso con cui gli amici lo chiamano, vedendolo portare aiuti ai poveri per le strade di Torino. La sua testimonianza è “una luce per la spiritualità laicale”
Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri.